Un incipit è di per sé la fine. (C. Bene)

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mercoledì 18 febbraio 2015

Stanley Kubrick e me - Emilio D'alessandro, Filippo Ulivieri [Biografia, 2012]

Incipit n°41:
Nell'ufficio della Hawk Films, un enorme fallo bianco rifletteva la luce proveniente dal soffitto. Di fianco, due ragazzi lo guardavano immobili. Erano le nove e mezzo di sera. Fuori pioveva, avevo freddo e volevo tornare a casa. Giravo per Londra da oltre diciotto ore, e adesso scoprivo che ad aspettarmi per l'ultima urgente consegna c'era un grosso fallo di porcellana.

Casa editrice: ilSaggiatore

A proposito della biografia: "Che siate appassionati di cinema o meno, questa è la storia più incredibile che vi sia mai stata raccontata. È il 1971. Emilio D'Alessandro lavora a Pinewood, accompagna attori e produttori in giro per i set a bordo della sua Ford Capri. È stato chiamato per una corsa a Abbots Mead, una villa alla periferia nordest di Londra. Suona alla porta d'ingresso, una donna alta e sorridente si affaccia sulla soglia: «C'è una persona che vorrebbe conoscerla, attenda qui». Solo qualche minuto, e dal corridoio spunta un signore barbuto sulla quarantina. «Buongiorno, sono Stanley Kubrick. È lei il pilota di cui si parla in questo articolo?» domanda, mostrando un vecchio ritaglio di giornale. Kubrick sta ultimando le riprese di Arancia meccanica e cerca un autista. Non sanno ancora che quell'incontro cambierà le loro vite".

martedì 10 dicembre 2013

Dante Alighieri - Alberto Cesare Ambesi [Biografia, 1988]

Incipit n°40:
Dante significa «colui che dà», un nome curioso per il figlio del cambiavalute Alighiero di Bellincione, in odore di usura per certi piccoli prestiti, a breve termine, ch'era solito fare per arrotondare le entrate. Non per nulla gli era riuscito d'assicurare alla famiglia una casa a Firenze, due poderi a Fiesole e un altro po' di terra alla periferia della città. Ma, a sentir Boccaccio, che Dante non fosse della pasta del padre s'era intuito prima ancora ch'egli nascesse.

Casa editrice: Alberto Peruzzo Editore - "LE GRANDI BIOGRAFIE"

A proposito della biografia: "Perché si scrivono ancora oggi tani libri su Dante? per molti e diversi motivi. C'è, per esempio, chi si diverte a giostrare fra i tanti aneddoti che il poeta ispirò da vivo e da morto. Come quello dell'uovo, un po' risaputo. Si ricorda spesso, difatti, che un giorno Dante fu accostato da qualcuno che gli chiese: «Qual è il miglior boccone?» «L'uovo» rispose Dante, dopo di che tirò via. Passa un intero anno o giù di lì, e riecco il seccatore che si avvicina di nuovo al poeta e con aria furbetta gli domanda: «Con che cosa?» «Col sale» è la pronta risposta e non risulta che il dialogo abbia avuto ulteriori sviluppi. Gli specialisti, per contro, amano azzuffarsi a proposito degli intenti linguistici della Vita Nuova o della Commedia..."

venerdì 6 dicembre 2013

Il principe - Niccolò Machiavelli [Trattato, 1513]

Incipit n°39:
Tutti gli stati, tutti e' dominii che hanno avuto e hanno imperio sopra gli uomini, sono stati e sono o repubbliche o principati. E' principati sono: o ereditarii, de' quali el sangue del loro signore ne sia suto lungo tempo principe, o e' sono nuovi. E' nuovi, o sono nuovi tutti, come fu Milano a Francesco Sforza, o sono come membri aggiunti allo stato ereditario del principe che li acquista, come è el regno di Napoli al re di Spagna. Sono questi dominii così acquistati, o consueti a vivere sotto uno principe, o usi ad essere liberi; e acquistonsi o con le armi d'altri o con le proprie, o per fortuna o per virtù.

Titolo originale: De Principatibus
Casa editrice: Fabbri editore - "I grandi classici italiani"

A proposito del trattato: "Il titolo originale è, in latino, De Principatibus (secondo l'uso, tipico del Machiavelli, di intitolare latinamente i suoi libri) ma fu italianizzato già nelle prime edizioni del 1532. Per quanto riguarda la data di composizione, la tesi più accettabile è quella avanzata da F. Chabod e in genere dai più recenti studiosi italiani, secondo cui Il Principe sarebbe stato scritto di getto, nel giro di quattro o cinque mesi, nel secondo semestre del 1513 [...] Le concezioni politiche del Principe nascono da una posizione naturalistica tipicamente rinascimentale, cioè dall'idea che gli uomini sono un puro fenomeno di natura, (di qui i frequenti riferimenti al mondo animale) non soggetti a mutamenti sostanziali, nonostante il variare dei costumi e delle situazioni storiche. Se dunque gli uomini sono sempre gli stessi e se i fatti del mondo sono determinati dagli uomini, è evidente che si possono dedurre le leggi eterne che governano la storia ed elaborare una scienza politica universalmente valida".

venerdì 29 novembre 2013

La Mandragola - Niccolò Machiavelli [Commedia, 1518]

Incipit n°38:
CALLIMACO: Sirio, non ti partire, io ti voglio un poco.
SIRIO: Eccomi.
CALLIMACO: Io credo che tu ti meravigliassi assai della mia sùbita partita da Parigi; ed ora ti maraviglierai, sendo io stato qui già un mese senza fare alcuna cosa.
SIRIO: Voi dite el vero.
CALLIMACO: Se io non ti ho detto infino a qui quello che io ti dirò ora, non è stato per non mi fidare di te, ma per iudicare che le cose che l'uomo vuole non si sappino, sia bene non le dire, se non forzato. Pertanto, pensando io di potere avere bisogno della opera tua, ti voglio dire el tutto.

Casa editrice: Newton Compton - "Tascabili Economici Newton" - Prima edizione: luglio 1996

A proposito della commedia: "La Mandragola rimane la più bella commedia del Rinascimento italiano. Vi confluiscono elementi della tradizione comica letteraria classica e moderna, della commedia latina e soprattutto del grande teatro novellistico di Boccaccio. Può essere goduta come puro intreccio ludico, più o meno come una pochade: presiede l'azione un motivo erotico-cortese, d'ascendenza medievale, l'innamoramento da lontano per la suggestione di un primato di bellezza solo descritta. Ciò nonostante, la Mandragola non è una delle tante commedie amorose ispirate a trame decameroniane, è piuttosto la commedia della corruzione e insieme della rinascita di una volontà. Con i meccanismi di una farsa erotica, l'intreccio rivela infatti una logica politica che scambia i vizi della vita pubblica con quelli della vita privata".

mercoledì 29 agosto 2012

Stanley Kubrick. L'arancia meccanica - Giorgio Cremonini [Saggio, 1996]

Incipit n°37:
In una recente monografia a più mani dedicata a Stanley Kubrick, non solo L'arancia meccanica (A Clockwork Orange, 1971) è uno dei pochi film non analizzati singolarmente, ma in tutto il volume gli sono riservate solo alcune e sparse osservazioni sulla musica o sull'architettura; lo stesso accade nel libro di Sandro Bernardi, nonché nei testi più recenti dedicati al rapporto cinema/pittura, benché si tratti di un film che ha dato un notevole e anticipatore contributo al riguardo.

Casa editrice: Lindau - "Universale Film"

A proposito... "Più di un critico ha trovato nell'Arancia meccanica qualcosa di voltairiano - ovviamente il riferimento va a Candido - oltre che di swiftiano (se non altro perché il cervello viene ribattezzato «gulliver»). Barry Lyndon - ha una vocazione illuminista quasi settecentesca, che pone ogni film su un doppio binario, sospeso fra attualità e astrazione, L'Arancia meccanica, per esempio, è senza dubbio fortemente debitore ai fermenti culturali e storici del suo tempo, ma al tempo stesso, lontano da ogni lettura strettamente sociologica, propone una visione della vita che tende a superarli e recuperarli nel discorso assai più ampio sulla natura umana e sul potere".

lunedì 27 agosto 2012

Stanley Kubrick - Marcello Walter Bruno [Monografia, 1999]

Incipit n°36:
Stanley Kubrick non esiste. Esistono solo i film di Kubrick. Se già un quadro o un libro (pur essendo generalmente firmati da un unico nome) non possono essere ingenuamente ricondotti alle pretese intenzioni di un autore reale, ma vanno interpretati considerando l'autore implicito come un effetto testuale, tantomeno una enunciazione impersonale qual è un film può pretendere di comunicare pensieri riferibili a un soggetto individuabile...

Casa editrice: Gremese Editore - "I Grandi Registi del Cinema"

A proposito del libro: "Una guida all'arte cinematografica dell'autore di Shining e Arancia meccanica, giudicato da pubblico e critica uno dei più grandi registi del secondo Novecento. Titoli come Lolita, Il dottor Stranamore, 2001: Odissea nello spazio e Arancia meccanica sono definitivamente entrati nel linguaggio comune. Personaggi e immagini di flm come Spartacus, Shining e Full Metal Jacket hanno segnato l'immaginario dei cinefili, finendo con l'essere continuo oggetto di citazioni (anche nella pubblicità, nei videoclip e nei cartoni animati come «I Simpson»). Stanley Kubrick in mezzo secolo di attività ha realizzato solo 13 lungometraggi, ma raggiungendo un tale livello di perfezione tecnica - e profondità di contenuti - da meritarsi la fama di provocatore intellettuale e di autentico genio del cinema (paradossalmente, come Welles o Hitchcock, mai premiato con un Oscar alla regia)".

mercoledì 8 agosto 2012

Stanley Kubrick. Barry Lyndon - Philippe Pilard [Saggio, 1990]

Incipit n°35:
Stanley Kubrick è nato a New York, nel Bronx, il 26 luglio 1928, da una famiglia di origine austriaca. Il padre, medico, gli regala a tredici anni la prima macchina fotografica. Stanley è un ragazzo che oltre alla fotografia ama il jazz e gli scacchi. Cambia varie scuole, prima di riuscire a ottenere una certa notorietà come fotografo e farsi assumere dalla rivista «Look».

Titolo originale: Barry Lyndon, étude critique de Ph. Pilard
Traduzione: Daniela Giuffrida
Casa editrice: Lindau - "Universale Film"

A proposito... "Stanley Kubrick realizza, con Barry Lyndon, uno tra i più affascinanti viaggi all'interno della civiltà britannica. Da cineasta abituato a sorprendere e innovare, adatta il romanzo di Thackeray per riflettere, attraverso le peripezie del protagonista, sulle sorti della civiltà e dell'uomo, sul concetto di Storia al cinema e sulle diverse forme di violenza che segnano il nostro vivere quotidiano. Ambizione notevole e non priva di rischi, come dimostrano le esitazioni, l'incomprensione di una certa critica, l'insuccesso commerciale del film. A distanza di tempo, tuttavia, Barry Lyndon s'impone come un «classico» del cinema moderno, perfettamente aderente alla definizione di Paul Valéry, secondo il quale «un'opera d'arte dovrebbe sempre essere capace d'insegnarci che non avevamo visto ciò che stiamo vedendo»".

sabato 4 agosto 2012

Stanley Kubrick - Bill Krohn [Monografia, 2007]

Incipit n°34:
Stanley Kubrick nasce il 26 luglio 1928, tra le due guerre. Figlio di immigrati austriaci di seconda generazione (provenienti dalla regione storica della Galizia), cresce in un quartiere del Bronx che attirava come un magnete gli ebrei della classe media di New York. La sua famiglia è di origine ebraica, ma non è particolarmente religiosa. Il padre Jack gli insegna a giocare a scacchi quando ha dodici anni e per il tredicesimo compleanno gli regala la prima macchina fotografica.

Traduzione: Antonella Santambrogio
Casa editrice: Cahiers du cinéma Sarl - "Maestri del cinema" - Edizione italiana aggiornata 2010

A proposito... "La collana 'Maestri del cinema' ci introduce con stile appassionante e immediato alla vita e all'opera dei maggiori registi cinematografici del mondo. Ogni titolo offre una chiave di lettura per comprendere il percorso artistico dei protagonisti, dagli esordi ai film più recenti, unitamente alla filmografia completa. ai fotogrammi dei film, alle fotografie dei set e alle locandine. Firmata da esperti del settore, 'Maestri del cinema' è una risorsa indispensabile per gli studenti di cinema, per i cultori appassionati così come per i neofiti che si accingono a scoprire l'opera dei grandi autori della settima arte".

giovedì 2 agosto 2012

Con Kubrick. Storia di un'amicizia e di un capolavoro - Michael Herr [Saggio biografico, 1999]

Incipit n°33:
Stanley Kubrick era mio amico, nella misura in cui le persone come Stanley hanno amici, e ammesso che ci sia anche una sola persona come Stanley adesso. Noto per essere un solitario, e sono certo che avrete sentito questa diceria, come solitario in realtà era un totale fallimento, a meno che non siate di quelli che credono che un solitario è semplicemente qualcuno che lascia di rado casa sua. Stanley vedeva un sacco di gente. A volte usciva anche per incontrare qualcuno, ma non molto spesso, anzi raramente, quasi mai. Eppure era uno degli uomini più socievoli che io abbia mai conosciuto, e non cambiava molto se gran parte della sua convivialità passava attraverso la cornetta del telefono.

Titolo originale: Kubrick
Traduzione: Nefeli Misuraca
Casa editrice: Edizioni minimum fax

A proposito del libro: "Nel gennaio del 1999, mentre stava terminando il montaggio di Eyes Wide Shut, Stanley Kubrick telefonò a Michael Herr, con cui aveva sceneggiato Full Metal Jacket, e disse che sarebbe stato felice di fare una lunga intervista con lui in occasione dell'uscita del film. Si erano conosciuti nel 1980 e per anni avevano scritto insieme quello che è ritenuto da molti il più grande film di guerra di tutti i tempi, ma la loro amicizia era durata ben oltre Full Metal Jacket, e quando l'improvvisa morte di Kubrick impedì l'intervista che aveva chiesto, Michael Herr scrisse al suo posto questo libro furioso e malinconico, la storia di quell'amicizia e di quel capolavoro [...] Con Kubrick è uno sguardo privileggiato è definitivo sul regista che ha cambiato per sempre il cinema contemporaneo, e sull'uomo, complicato e spesso frainteso, che si teneva nascosto dietro l'immagine dell'artista. Ecco che cos'è, dunque, questo testo veemente che Michael Herr stese nell'estate del 1999 come eseguendo le ultime volontà di Stanley Kubrick: è una furente elegia, una lenta e accorata meditazione su un amico appena morto e su un regista immortale, un'impossibile intervista postuma, un dialogo per voce sola e, soprattutto, una commemorazione rara e impeccabile, aperta da una dichiarazione di amicizia per l'uomo e conclusa da un inchino alla perfezione dell'artista". (dalla prefazione di Simone Barillari)