Un incipit è di per sé la fine. (C. Bene)

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giovedì 2 agosto 2012

Con Kubrick. Storia di un'amicizia e di un capolavoro - Michael Herr [Saggio biografico, 1999]

Incipit n°33:
Stanley Kubrick era mio amico, nella misura in cui le persone come Stanley hanno amici, e ammesso che ci sia anche una sola persona come Stanley adesso. Noto per essere un solitario, e sono certo che avrete sentito questa diceria, come solitario in realtà era un totale fallimento, a meno che non siate di quelli che credono che un solitario è semplicemente qualcuno che lascia di rado casa sua. Stanley vedeva un sacco di gente. A volte usciva anche per incontrare qualcuno, ma non molto spesso, anzi raramente, quasi mai. Eppure era uno degli uomini più socievoli che io abbia mai conosciuto, e non cambiava molto se gran parte della sua convivialità passava attraverso la cornetta del telefono.

Titolo originale: Kubrick
Traduzione: Nefeli Misuraca
Casa editrice: Edizioni minimum fax

A proposito del libro: "Nel gennaio del 1999, mentre stava terminando il montaggio di Eyes Wide Shut, Stanley Kubrick telefonò a Michael Herr, con cui aveva sceneggiato Full Metal Jacket, e disse che sarebbe stato felice di fare una lunga intervista con lui in occasione dell'uscita del film. Si erano conosciuti nel 1980 e per anni avevano scritto insieme quello che è ritenuto da molti il più grande film di guerra di tutti i tempi, ma la loro amicizia era durata ben oltre Full Metal Jacket, e quando l'improvvisa morte di Kubrick impedì l'intervista che aveva chiesto, Michael Herr scrisse al suo posto questo libro furioso e malinconico, la storia di quell'amicizia e di quel capolavoro [...] Con Kubrick è uno sguardo privileggiato è definitivo sul regista che ha cambiato per sempre il cinema contemporaneo, e sull'uomo, complicato e spesso frainteso, che si teneva nascosto dietro l'immagine dell'artista. Ecco che cos'è, dunque, questo testo veemente che Michael Herr stese nell'estate del 1999 come eseguendo le ultime volontà di Stanley Kubrick: è una furente elegia, una lenta e accorata meditazione su un amico appena morto e su un regista immortale, un'impossibile intervista postuma, un dialogo per voce sola e, soprattutto, una commemorazione rara e impeccabile, aperta da una dichiarazione di amicizia per l'uomo e conclusa da un inchino alla perfezione dell'artista". (dalla prefazione di Simone Barillari)

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