tag:blogger.com,1999:blog-91689298155073298672024-02-20T09:37:08.478-08:00Archivio Mario Bava DocetEmiliano E. Zammittihttp://www.blogger.com/profile/01438962824300246707noreply@blogger.comBlogger41125tag:blogger.com,1999:blog-9168929815507329867.post-10141806979153723242015-02-18T07:29:00.000-08:002015-02-18T07:37:53.076-08:00Stanley Kubrick e me - Emilio D'alessandro, Filippo Ulivieri [Biografia, 2012]<b>Incipit n°41:</b><br />
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Nell'ufficio della Hawk Films, un enorme fallo bianco rifletteva la luce proveniente dal soffitto. Di fianco, due ragazzi lo guardavano immobili. Erano le nove e mezzo di sera. Fuori pioveva, avevo freddo e volevo tornare a casa. Giravo per Londra da oltre diciotto ore, e adesso scoprivo che ad aspettarmi per l'ultima urgente consegna c'era un grosso fallo di porcellana.</div>
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<b>Casa editrice: </b>ilSaggiatore<br />
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<b>A proposito della biografia:</b> "Che siate appassionati di cinema o meno, questa è la storia più incredibile che vi sia mai stata raccontata. È il 1971. Emilio D'Alessandro lavora a Pinewood, accompagna attori e produttori in giro per i set a bordo della sua Ford Capri. È stato chiamato per una corsa a Abbots Mead, una villa alla periferia nordest di Londra. Suona alla porta d'ingresso, una donna alta e sorridente si affaccia sulla soglia: «C'è una persona che vorrebbe conoscerla, attenda qui». Solo qualche minuto, e dal corridoio spunta un signore barbuto sulla quarantina. «Buongiorno, sono Stanley Kubrick. È lei il pilota di cui si parla in questo articolo?» domanda, mostrando un vecchio ritaglio di giornale. Kubrick sta ultimando le riprese di<i> Arancia meccanica</i> e cerca un autista. Non sanno ancora che quell'incontro cambierà le loro vite".</div>
Emiliano E. Zammittihttp://www.blogger.com/profile/01438962824300246707noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9168929815507329867.post-62357187800295807632013-12-10T07:27:00.000-08:002013-12-10T07:34:37.650-08:00Dante Alighieri - Alberto Cesare Ambesi [Biografia, 1988]<b>Incipit n°40:</b><br />
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Dante significa «colui che dà», un nome curioso per il figlio del cambiavalute Alighiero di Bellincione, in odore di usura per certi piccoli prestiti, a breve termine, ch'era solito fare per arrotondare le entrate. Non per nulla gli era riuscito d'assicurare alla famiglia una casa a Firenze, due poderi a Fiesole e un altro po' di terra alla periferia della città. Ma, a sentir Boccaccio, che Dante non fosse della pasta del padre s'era intuito prima ancora ch'egli nascesse.</div>
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<b>Casa editrice:</b> Alberto Peruzzo Editore - "LE GRANDI BIOGRAFIE"<br />
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<b>A proposito della biografia:</b> "Perché si scrivono ancora oggi tani libri su Dante? per molti e diversi motivi. C'è, per esempio, chi si diverte a giostrare fra i tanti aneddoti che il poeta ispirò da vivo e da morto. Come quello dell'uovo, un po' risaputo. Si ricorda spesso, difatti, che un giorno Dante fu accostato da qualcuno che gli chiese: «Qual è il miglior boccone?» «L'uovo» rispose Dante, dopo di che tirò via. Passa un intero anno o giù di lì, e riecco il seccatore che si avvicina di nuovo al poeta e con aria furbetta gli domanda: «Con che cosa?» «Col sale» è la pronta risposta e non risulta che il dialogo abbia avuto ulteriori sviluppi. Gli specialisti, per contro, amano azzuffarsi a proposito degli intenti linguistici della Vita Nuova o della Commedia..."</div>
Emiliano E. Zammittihttp://www.blogger.com/profile/01438962824300246707noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9168929815507329867.post-88785841663131243112013-12-06T06:04:00.000-08:002013-12-06T06:10:57.281-08:00Il principe - Niccolò Machiavelli [Trattato, 1513]<b>Incipit n°39:</b><br />
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Tutti gli stati, tutti e' dominii che hanno avuto e hanno imperio sopra gli uomini, sono stati e sono o repubbliche o principati. E' principati sono: o ereditarii, de' quali el sangue del loro signore ne sia suto lungo tempo principe, o e' sono nuovi. E' nuovi, o sono nuovi tutti, come fu Milano a Francesco Sforza, o sono come membri aggiunti allo stato ereditario del principe che li acquista, come è el regno di Napoli al re di Spagna. Sono questi dominii così acquistati, o consueti a vivere sotto uno principe, o usi ad essere liberi; e acquistonsi o con le armi d'altri o con le proprie, o per fortuna o per virtù.</div>
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<b>Titolo originale:</b> De Principatibus<br />
<b>Casa editrice:</b> Fabbri editore - "I grandi classici italiani"<br />
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<b>A proposito del trattato:</b> <i>"Il titolo originale è, in latino, De Principatibus (secondo l'uso, tipico del Machiavelli, di intitolare latinamente i suoi libri) ma fu italianizzato già nelle prime edizioni del 1532. Per quanto riguarda la data di composizione, la tesi più accettabile è quella avanzata da F. Chabod e in genere dai più recenti studiosi italiani, secondo cui Il Principe sarebbe stato scritto di getto, nel giro di quattro o cinque mesi, nel secondo semestre del 1513 [...] Le concezioni politiche del Principe nascono da una posizione naturalistica tipicamente rinascimentale, cioè dall'idea che gli uomini sono un puro fenomeno di natura, (di qui i frequenti riferimenti al mondo animale) non soggetti a mutamenti sostanziali, nonostante il variare dei costumi e delle situazioni storiche. Se dunque gli uomini sono sempre gli stessi e se i fatti del mondo sono determinati dagli uomini, è evidente che si possono dedurre le leggi eterne che governano la storia ed elaborare una scienza politica universalmente valida".</i></div>
Emiliano E. Zammittihttp://www.blogger.com/profile/01438962824300246707noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9168929815507329867.post-56371248814627000992013-11-29T07:02:00.000-08:002013-12-06T06:05:48.361-08:00La Mandragola - Niccolò Machiavelli [Commedia, 1518]<b>Incipit n°38:</b><br />
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CALLIMACO: Sirio, non ti partire, io ti voglio un poco.</div>
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SIRIO: Eccomi.</div>
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CALLIMACO: Io credo che tu ti meravigliassi assai della mia sùbita partita da Parigi; ed ora ti maraviglierai, sendo io stato qui già un mese senza fare alcuna cosa.</div>
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SIRIO: Voi dite el vero.</div>
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CALLIMACO: Se io non ti ho detto infino a qui quello che io ti dirò ora, non è stato per non mi fidare di te, ma per iudicare che le cose che l'uomo vuole non si sappino, sia bene non le dire, se non forzato. Pertanto, pensando io di potere avere bisogno della opera tua, ti voglio dire el tutto.</div>
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<b>Casa editrice:</b> Newton Compton - "Tascabili Economici Newton" - Prima edizione: luglio 1996<br />
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<b>A proposito della commedia:</b><i> "La Mandragola rimane la più bella commedia del Rinascimento italiano. Vi confluiscono elementi della tradizione comica letteraria classica e moderna, della commedia latina e soprattutto del grande teatro novellistico di Boccaccio. Può essere goduta come puro intreccio ludico, più o meno come una pochade: presiede l'azione un motivo erotico-cortese, d'ascendenza medievale, l'innamoramento da lontano per la suggestione di un primato di bellezza solo descritta. Ciò nonostante, la Mandragola non è una delle tante commedie amorose ispirate a trame decameroniane, è piuttosto la commedia della corruzione e insieme della rinascita di una volontà. Con i meccanismi di una farsa erotica, l'intreccio rivela infatti una logica politica che scambia i vizi della vita pubblica con quelli della vita privata".</i></div>
Emiliano E. Zammittihttp://www.blogger.com/profile/01438962824300246707noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9168929815507329867.post-804322445708530572012-08-29T11:07:00.002-07:002012-08-29T11:22:40.952-07:00Stanley Kubrick. L'arancia meccanica - Giorgio Cremonini [Saggio, 1996]<b>Incipit n°37:</b><br />
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In una recente monografia a più mani dedicata a Stanley Kubrick, non solo <i>L'arancia meccanica</i> (A Clockwork Orange, 1971) è uno dei pochi film non analizzati singolarmente, ma in tutto il volume gli sono riservate solo alcune e sparse osservazioni sulla musica o sull'architettura; lo stesso accade nel libro di Sandro Bernardi, nonché nei testi più recenti dedicati al rapporto cinema/pittura, benché si tratti di un film che ha dato un notevole e anticipatore contributo al riguardo.</div>
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<b>Casa editrice:</b> Lindau - "Universale Film"<br />
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<b>A proposito... </b><i>"Più di un critico ha trovato nell'Arancia meccanica qualcosa di voltairiano - ovviamente il riferimento va a Candido - oltre che di swiftiano (se non altro perché il cervello viene ribattezzato <b>«gulliver»</b>). Barry Lyndon - ha una vocazione illuminista quasi settecentesca, che pone ogni film su un doppio binario, sospeso fra attualità e astrazione, L'Arancia meccanica, per esempio, è senza dubbio fortemente debitore ai fermenti culturali e storici del suo tempo, ma al tempo stesso, lontano da ogni lettura strettamente sociologica, propone una visione della vita che tende a superarli e recuperarli nel discorso assai più ampio sulla natura umana e sul potere".</i></div>
Emiliano E. Zammittihttp://www.blogger.com/profile/01438962824300246707noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9168929815507329867.post-56818340714256329992012-08-27T06:14:00.000-07:002012-08-27T06:35:08.146-07:00Stanley Kubrick - Marcello Walter Bruno [Monografia, 1999]<b>Incipit n°36:</b><br />
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Stanley Kubrick non esiste. Esistono solo i film di Kubrick. Se già un quadro o un libro (pur essendo generalmente firmati da un unico nome) non possono essere ingenuamente ricondotti alle pretese intenzioni di un autore reale, ma vanno interpretati considerando l'autore implicito come un effetto testuale, tantomeno una enunciazione impersonale qual è un film può pretendere di comunicare pensieri riferibili a un soggetto individuabile...</div>
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<b>Casa editrice:</b> Gremese Editore - "I Grandi Registi del Cinema"<br />
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<b>A proposito del libro:</b> <i>"Una guida all'arte cinematografica dell'autore di Shining e Arancia meccanica, giudicato da pubblico e critica uno dei più grandi registi del secondo Novecento. Titoli come Lolita, Il dottor Stranamore, 2001: Odissea nello spazio e Arancia meccanica sono definitivamente entrati nel linguaggio comune. Personaggi e immagini di flm come Spartacus, Shining e Full Metal Jacket hanno segnato l'immaginario dei cinefili, finendo con l'essere continuo oggetto di citazioni (anche nella pubblicità, nei videoclip e nei cartoni animati come «I Simpson»). Stanley Kubrick in mezzo secolo di attività ha realizzato solo 13 lungometraggi, ma raggiungendo un tale livello di perfezione tecnica - e profondità di contenuti - da meritarsi la fama di provocatore intellettuale e di autentico genio del cinema (paradossalmente, come Welles o Hitchcock, mai premiato con un Oscar alla regia)".</i></div>
Emiliano E. Zammittihttp://www.blogger.com/profile/01438962824300246707noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9168929815507329867.post-13227348038350410632012-08-08T13:13:00.000-07:002012-08-27T06:30:13.131-07:00Stanley Kubrick. Barry Lyndon - Philippe Pilard [Saggio, 1990]<b>Incipit n°35:</b><br />
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Stanley Kubrick è nato a New York, nel Bronx, il 26 luglio 1928, da una famiglia di origine austriaca. Il padre, medico, gli regala a tredici anni la prima macchina fotografica. Stanley è un ragazzo che oltre alla fotografia ama il jazz e gli scacchi. Cambia varie scuole, prima di riuscire a ottenere una certa notorietà come fotografo e farsi assumere dalla rivista «Look».</div>
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<b>Titolo originale: </b><i>Barry Lyndon, étude critique de Ph. Pilard</i><br />
<b>Traduzione:</b> Daniela Giuffrida<br />
<b>Casa editrice:</b> Lindau - "Universale Film"<br />
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<b>A proposito... </b><i>"Stanley Kubrick realizza, con Barry Lyndon, uno tra i più affascinanti viaggi all'interno della civiltà britannica. Da cineasta abituato a sorprendere e innovare, adatta il romanzo di Thackeray per riflettere, attraverso le peripezie del protagonista, sulle sorti della civiltà e dell'uomo, sul concetto di Storia al cinema e sulle diverse forme di violenza che segnano il nostro vivere quotidiano. Ambizione notevole e non priva di rischi, come dimostrano le esitazioni, l'incomprensione di una certa critica, l'insuccesso commerciale del film. A distanza di tempo, tuttavia, Barry Lyndon s'impone come un «classico» del cinema moderno, perfettamente aderente alla definizione di Paul Valéry, secondo il quale «un'opera d'arte dovrebbe sempre essere capace d'insegnarci che non avevamo visto ciò che stiamo vedendo»".</i></div>
Emiliano E. Zammittihttp://www.blogger.com/profile/01438962824300246707noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9168929815507329867.post-4912707154076926222012-08-04T13:13:00.000-07:002012-08-04T13:33:36.152-07:00Stanley Kubrick - Bill Krohn [Monografia, 2007]<b>Incipit n°34:</b><br />
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Stanley Kubrick nasce il 26 luglio 1928, tra le due guerre. Figlio di immigrati austriaci di seconda generazione (provenienti dalla regione storica della Galizia), cresce in un quartiere del Bronx che attirava come un magnete gli ebrei della classe media di New York. La sua famiglia è di origine ebraica, ma non è particolarmente religiosa. Il padre Jack gli insegna a giocare a scacchi quando ha dodici anni e per il tredicesimo compleanno gli regala la prima macchina fotografica.</div>
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<b>Traduzione:</b> Antonella Santambrogio<br />
<b>Casa editrice: </b>Cahiers du cinéma Sarl - "Maestri del cinema" - Edizione italiana aggiornata 2010<br />
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<b>A proposito... </b><i>"La collana 'Maestri del cinema' ci introduce con stile appassionante e immediato alla vita e all'opera dei maggiori registi cinematografici del mondo. Ogni titolo offre una chiave di lettura per comprendere il percorso artistico dei protagonisti, dagli esordi ai film più recenti, unitamente alla filmografia completa. ai fotogrammi dei film, alle fotografie dei set e alle locandine. Firmata da esperti del settore, 'Maestri del cinema' è una risorsa indispensabile per gli studenti di cinema, per i cultori appassionati così come per i neofiti che si accingono a scoprire l'opera dei grandi autori della settima arte".</i></div>Emiliano E. Zammittihttp://www.blogger.com/profile/01438962824300246707noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9168929815507329867.post-23110553470566878192012-08-02T11:00:00.000-07:002012-08-04T13:27:47.875-07:00Con Kubrick. Storia di un'amicizia e di un capolavoro - Michael Herr [Saggio biografico, 1999]<b>Incipit n°33:</b><br />
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Stanley Kubrick era mio amico, nella misura in cui le persone come Stanley hanno amici, e ammesso che ci sia anche una sola persona come Stanley adesso. Noto per essere un solitario, e sono certo che avrete sentito questa diceria, come solitario in realtà era un totale fallimento, a meno che non siate di quelli che credono che un solitario è semplicemente qualcuno che lascia di rado casa sua. Stanley vedeva un sacco di gente. A volte usciva anche per incontrare qualcuno, ma non molto spesso, anzi raramente, quasi mai. Eppure era uno degli uomini più socievoli che io abbia mai conosciuto, e non cambiava molto se gran parte della sua convivialità passava attraverso la cornetta del telefono.</div>
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<b>Titolo originale:</b> Kubrick<br />
<b>Traduzione: </b>Nefeli Misuraca<br />
<b>Casa editrice:</b> Edizioni minimum fax<br />
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<b>A proposito del libro:</b><i> "Nel gennaio del 1999, mentre stava terminando il montaggio di Eyes Wide Shut, Stanley Kubrick telefonò a Michael Herr, con cui aveva sceneggiato Full Metal Jacket, e disse che sarebbe stato felice di fare una lunga intervista con lui in occasione dell'uscita del film. Si erano conosciuti nel 1980 e per anni avevano scritto insieme quello che è ritenuto da molti il più grande film di guerra di tutti i tempi, ma la loro amicizia era durata ben oltre Full Metal Jacket, e quando l'improvvisa morte di Kubrick impedì l'intervista che aveva chiesto, Michael Herr scrisse al suo posto questo libro furioso e malinconico, la storia di quell'amicizia e di quel capolavoro </i>[...] <i>Con Kubrick è uno sguardo privileggiato è definitivo sul regista che ha cambiato per sempre il cinema contemporaneo, e sull'uomo, complicato e spesso frainteso, che si teneva nascosto dietro l'immagine dell'artista. Ecco che cos'è, dunque, questo testo veemente che Michael Herr stese nell'estate del 1999 come eseguendo le ultime volontà di Stanley Kubrick: è una furente elegia, una lenta e accorata meditazione su un amico appena morto e su un regista immortale, un'impossibile intervista postuma, un dialogo per voce sola e, soprattutto, una commemorazione rara e impeccabile, aperta da una dichiarazione di amicizia per l'uomo e conclusa da un inchino alla perfezione dell'artista". </i>(dalla prefazione di Simone Barillari) </div>Emiliano E. Zammittihttp://www.blogger.com/profile/01438962824300246707noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9168929815507329867.post-35481499370806224592012-07-12T06:44:00.000-07:002012-08-27T06:47:06.552-07:00Stanley Kubrick. Shining - Giorgio Cremonini [Saggio, 1999]<b>Incipit n°32:</b><br />
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Se è vero, come dice Kubrick, che «la sensazione di mistero è l'unica che si vive con maggiore intensità nell'arte che nella vita» e che «l'obiettivo fondamentale» del <i>fantastico</i> non è «cercare di spiegare o trovare spiegazioni chiare per quello che succede», bensì «produrre mistero», non sarà facile spiegare quello che è «il più complesso dei [suoi] film», un vero e proprio «film sull'enigma»...</div>
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<b>Casa editrice:</b> Lindau - "Universale Film"<br />
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<b>A proposito del libro:</b> <i>"Stanley Kubrick è morto all'improvviso il 7 marzo 1999. In quello stesso giorno stavo correggendo le bozze di questo volume: la coincidenza ha reso ancor più crudele la notizia, accostandola a un lavoro che rendeva più vivi ai miei occhi sia il film, che il suo autore. Per quello che può contare, non mi resta altro modo di rendere omaggio a uno dei registi cinematografici più grandi del nostro tempo che dedicare alla sua memoria queste pagine".</i></div>
Emiliano E. Zammittihttp://www.blogger.com/profile/01438962824300246707noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9168929815507329867.post-91990373464313889472012-06-18T12:51:00.000-07:002012-06-18T13:16:40.728-07:00Stanley Kubrick. Full Metal Jacket - Roy Menarini, Claudio Bisoni [Saggio, 2002]<b>Incipit n°31:</b><br />
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Il dopo-<i>Shining</i> (<i>The Shining</i>, 1980) per Kubrick non è affatto facile. Il film, per quanto entrato di diritto nella schiera degli horror che contano, ha lasciato perplessi molti critici e, prima che l'opera diventi un successo <i>long seller</i>, non ha nemmeno guadagnato le cifre previste. Bisogna probabilmente ridimensionare l'immagine di un Kubrick alle prese con la sfiducia dei produttori o in attesa di fronte a un telefono che non squilla: è una condizione difficile da immaginare.</div>
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<b>Casa editrice:</b> Lindau - "Universale Film"<br />
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<b>A proposito...</b> <i>"Full Metal Jacket è un film sulla modernità, sociale e cinematografica. Kubrick inventa il «classico sperimentale», dove l'aurea precisione dei tempi d'oro si trasforma in una minacciosa potenza di catastrofe, dove il sentimento prevalente è quello dell'angoscia e della paura, dove il «perfetto» nasce dall'incontro assurdo tra un brutale meccanismo di preparazione e un risultato senza risposte. Come ogni classico, anche Full Metal Jacket</i><i> chiede di essere visto e rivisto, contiene sequenze diventate di culto, non smette mai di rilanciare significati nascosti. Ma come ogni film moderno, possiede un vasto numero di oppositori, mantiene tratti oscuri, lascia sofferenti gli spettatori, offre quel senso di «impurità» che il cinema della Hollywood classica non avrebbe consentito, almeno non con tale evidenza".</i></div>Emiliano E. Zammittihttp://www.blogger.com/profile/01438962824300246707noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9168929815507329867.post-63008222258179092522012-06-13T11:10:00.000-07:002012-06-13T11:20:41.711-07:00Tutti i film di Stanley Kubrick - Paul Duncan [Vademecum, 1999]<b>Incipit n°30:</b><br />
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Ho visitato recentemente una mostra di Robert Capa. Era un fotografo di guerra, famoso per le sue splendide foto della guerra civile spagnola, ed è stato uno dei fondatori della Magnum, agenzia fotografica conosciuta in tutto il mondo...</div>
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<b>Traduzione:</b> Barbara Ponti<br />
<b>Casa editrice:</b> Lindau - "Universale Film"<br />
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<b>A proposito del libro:</b> <i>"Un autentico «Kubrick's Companion», cioè un ricchissimo vademecum con tutto quello che vorreste sapere sui film del grande regista americano: la storia, i dati filmografici completi, l'idea ispiratrice, i temi ricorrenti, le trovate visive e quelle sonore, le curiosità, i film, le musiche, i libri che hanno catturato il genio di Eyes Wide Shut e infine un giudizio «informale» accompagnato da un voto spesso sorprendente. Completano il volume una bibliografia ragionata e un elenco di siti internet dedicati a Kubrick". </i></div>Emiliano E. Zammittihttp://www.blogger.com/profile/01438962824300246707noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9168929815507329867.post-44600114306825725282012-06-08T03:09:00.000-07:002012-08-02T11:10:41.035-07:00Stanley Kubrick. Eyes Wide Shut - Simone Ciaruffoli [Saggio, 2003]<b>Incipit n°29:</b><br />
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Quando ci apprestiamo a vedere un film di Stanley Kubrick sappiamo già che le successive due ore saranno impiegate a decifrare, a svelare un corpo e a farsi vedere dallo stesso. Insomma, sappiamo già che più che una semplice visione, la nostra seduta sarà di carattere esperienziale. Chi di noi di fronte a una sua opera non ha sentito almeno una volta una sorta di avvicinamento a quelle che sono le nostre più ancestrali paure, ai reconditi e forse imperscrutabili desideri, a una cosmogonia del nostro inconscio.</div>
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<b>Casa editrice: </b>Falsopiano - "Light" - Prima edizione: ottobre 2003<br />
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<b>A proposito del libro: </b><i>"...leggendo una pagina dopo l'altra del libro di Ciaruffoli, ho capito che l'Eyes Wide Shut visto in solitudine qualche stagione fa, e precipitosamente archiviato come "interessante ma troppo cerebrale" (proprio così scrissi sul mio quadernetto), era un altro film rispetto a quello esaminato nel libro. Così l'ho rivisto, utilizzando il testo come una bussola, per non correre il rischio di perdermi ancora. E sono riuscito ad andare oltre la superficie delle cose [...] Credo quindi di aver sperimentato su di me l'utilità di uno studio come questo, che recupera l'antica pratica del déucopage..." </i>(dalla prefazione di Mauro Gervasini)</div>Emiliano E. Zammittihttp://www.blogger.com/profile/01438962824300246707noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-9168929815507329867.post-68829251588235038162012-02-29T10:23:00.000-08:002012-02-29T10:23:51.543-08:00Tutti i film di Alfred Hitchcok - Paul Duncan [Vademecum, 1999]<b>Incipit n°28:</b><br />
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Alfred Hitchcok ha permeato la nostra coscienza. Non ho alcun dubbio sul fatto che praticamente tutti nel mondo occidentale abbiano visto almeno uno dei suoi film. Tutti abbiamo visto il mondo attraverso i suoi occhi e lo troviamo terrificante. Alfred Hitchcock era spaventato e riusciva a comunicare la sua paura attraverso le situazioni.</div>
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<b>Traduzione:</b> Carolina Sargian<br />
<b>Casa editrice: </b>Lindau - "Universale Film" - Seconda edizione: novembre 2007<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<b>A proposito del libro:</b> <i>"Un autentico «Hitchcock's Companion», cioè un ricchissimo vademecum con tutto quello che vorreste sapere sui film del grande regista inglese: la storia, i dati filmografici completi, l'idea ispiratrice, i temi ricorrenti, le trovate visive e quelle sonore, le curiosità, le apparizioni del regista, le sue «bionde virginali», il MacGuffin e infine un giudizio «informale» accompagnato da un voto spesso sorprendente. Completano il volume una bibliografia ragionata e un elenco di siti internet dedicati a Hitchcock".</i></div>Emiliano E. Zammittihttp://www.blogger.com/profile/01438962824300246707noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9168929815507329867.post-36012646078434107252012-02-28T03:23:00.000-08:002012-08-04T13:41:08.407-07:00Alfred Hitchcock - Bill Krohn [Monografia, 2007]<b>Incipit n°27:</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Nel 1927 uscirono sei film di un regista inglese che i critici definirono "il giovane genio". Pochi anni prima, quel genio lavorava nel reparto pubblicità della Henley Telegraph and Cable Company, dove aveva il compito di disegnare bozzetti pubblicitari e di scrivere brevi racconti per il bollettino aziendale.</div>
<br />
<b>Traduzione: </b>Antonella Santambrogio<br />
<b>C</b><b>asa editrice: </b>Cahiers du cinéma Sarl - "Maestri del cinema" - Edizione italiana aggiornata 2010<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<b>A proposito... </b><i>"La collana 'Maestri del cinema' ci introduce con stile appassionante e immediato alla vita e all'opera dei maggiori registi cinematografici del mondo. Ogni titolo offre una chiave di lettura per comprendere il percorso artistico dei protagonisti, dagli esordi ai film più recenti, unitamente alla filmografia completa. ai fotogrammi dei film, alle fotografie dei set e alle locandine. Firmata da esperti del settore, 'Maestri del cinema' è una risorsa indispensabile per gli studenti di cinema, per i cultori appassionati così come per i neofiti che si accingono a scoprire l'opera dei grandi autori della settima arte".</i></div>Emiliano E. Zammittihttp://www.blogger.com/profile/01438962824300246707noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9168929815507329867.post-49946009197325817052012-02-16T10:45:00.000-08:002012-08-27T06:40:18.982-07:00Baarìa, il film della mia vita - Giuseppe Tornatore/Pietro Calabrese [Libro intervista, 2009]<b>Incipit n°26:</b><br />
<i>Qual è stato il momento in cui hai avuto il primo flash del film Baarìa, la prima immagine?</i><br />
<div style="text-align: justify;">
L'istante preciso non lo ricordo, probabilmente perché non ne ho mai avuto la percezione netta. Ed è strano, perché il presagio del primo momento della creazione di una storia cinematografica l'ho avuto per tutti gli altri miei film. Tranne che per questo. Penso sia successo perché Baarìa ha molto a che vedere con il mio passato, con le tante cose che mi porto dietro da una vita, con i personaggi che ho incontrato davvero, o conosciuto attraverso i racconti di quelli che ho amato e che me ne hanno parlato.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<b>Casa editrice:</b> Rizzoli - Prima edizione: settembre 2009</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>A proposito de libro:</b> <i>"In questo libro a due voci con Pietro Calabrese, Tornatore ricostruisce la genesi della sua ultima opera e va a scavare nella memoria: ne nasce un racconto che ha la magia e i colori vividi del suo cinema. Descrivendo il microcosmo della provincia siciliana, il regista fa balenare le figure mitiche che lo hanno ispirato, soprattutto il nonno contadino che sapeva a stento leggere ma conosceva La Divina Commedia a memoria, il padre che gli ha trasmesso il mito positivo della politica e la madre, ideale di una bellezza antica". </i></div>
Emiliano E. Zammittihttp://www.blogger.com/profile/01438962824300246707noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9168929815507329867.post-19753923702799584422012-01-30T14:12:00.000-08:002012-08-27T06:53:57.887-07:00La menzogna del cinema: Il film, una riscrittura senza fine - Giuseppe Tornatore [Lectio doctoralis, 2009]<b>Incipit n°25:</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Signor Ministro, Magnifico Rettore, Signori Docenti, Studenti, Signore e Signori...</div>
<div style="text-align: justify;">
...sono davvero onorato di ricevere un così importante riconoscimento. Voglio ritenerlo un invito, che naturalmente accolgo, a continuare nel mio lavoro impegnandomi sempre di più. Spero di non deludere il vincolo che in questo momento sento di stringere con la vostra Università.</div>
<br />
<b>Casa editrice: </b>Bompiani - "PAS<span style="font-size: large;">S</span>AGGI" - Prima edizione: giugno 2011<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<b>A proposito del libro:</b> <i>"Il libro comprende una prefazione di Giovanni Puglisi e una Laudatio di Giovanni Canova dal titolo 'Il cinema e le intermittenze della memoria', pronunciata in occasione del conferimento a Giuseppe Tornatore della laurea magistrale honoris causa in Televisione, cinema e new media presso l'Università IULM di Milano, il 1° dicembre 2009, ed ovviamente, la Lectio doctoralis pronunciata da Giuseppe Tornatore dal titolo 'Il film, una riscrittura senza fine'"</i>.</div>
Emiliano E. Zammittihttp://www.blogger.com/profile/01438962824300246707noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9168929815507329867.post-35760488350365187462011-11-30T14:10:00.001-08:002012-02-16T11:19:08.468-08:00L'avventura londinese o l'arte del vagabondaggio - Arthur Machen [Romanzo-saggio, 1924]<div style="text-align: justify;">
<b>Incipit n°24: </b><br />
C'è una certa taverna, nella parte nord-occidentale di Londra, che è così lontana dal cammino degli uomini e così ben nascosta che solo poche persone ne hanno mai sospettato l'esistenza. È piuttosto distante infatti dalle vie principali del frondoso quartiere una volta familiarmente conosciuto come "The Wood", e inoltre la via secondaria in cui è situata non suggerisce la presenza di alcun locale di pubblico intrattenimento.</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Titolo originale:</b> The London Adventure or the Art of Wandering</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Traduzione:</b> Franco Basso</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Casa editrice: </b>Giovanni Tranchida Editore - "Le piramidi" - Prima edizione: febbraio 1998</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>A proposito del romanzo:</b> <i>"Un romanzo-saggio che si snoda lungo percorsi spaziali e temporali nella periferia londinese e a ritroso nel tempo, dagli anni Venti alla fine dell'Ottocento. I diversi piani narrativi convergono in lunghe digressioni che coinvolgono varie discipline, dall'architettura alla teologia, dalla critica letteraria alla storia ecclesiastica, che affrontano un tema particolarmente affascinante: «la scienza della grande città: la fisiologia di Londra; dal punto di vista letterario e metafisico, la materia più grandiosa che mente umana possa concepire»".</i></div>Emiliano E. Zammittihttp://www.blogger.com/profile/01438962824300246707noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9168929815507329867.post-83179071200458085242011-10-24T10:56:00.000-07:002011-10-24T11:01:03.792-07:00Tutto quel nero - Cristiana Astori [Romanzo, 2011]<b>Incipit n°23:</b><br />
<div style="text-align: justify;">
La guardò. Era sdraiata a terra, avvolta in un abito di pizzo nero che disegnava striature segrete sulla pelle. Le labbra socchiuse. Lo sguardo enigmatico. E quella sciarpa di seta che le fluttuava sul volto e glielo copriva e scopriva in un'onda scarlatta. E poi le mani.</div>
<br />
<b>Casa editrice:</b> Arnaldo Mondadori Editore - "Giallo Mondadori"<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<b>A proposito del romanzo:</b> <i>"Troppo tardi per i ripensamenti, Susanna,. Non avresti dovuto accettare quello strano incarico, anche perché il compenso era davvero troppo alto. Okay, avevi appena perso il lavoro e l'idea di dare la caccia a una vecchia pellicola scomparsa non ti sembrava male. Fare il topo di cineteca non è mai stato un mestiere rischioso, anche questo è vero. Ma almeno la fantomatica agenzia che ti ha assunta, per conto di un altrettanto misterioso collezionista, avrebbe dovuto insospettirti [...] Be', cara Susanna, ormai e troppo tardi per ripensarci. E attenta a tutto quel nero"</i>.</div>
<br />
<br />Emiliano E. Zammittihttp://www.blogger.com/profile/01438962824300246707noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9168929815507329867.post-45270749741088348572011-10-18T11:16:00.000-07:002011-10-18T11:38:42.582-07:00Tarantola - Thierry Jonquet [Romanzo, 1984]<b>Incipit n°22:</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Richard Lafargue misurava a passi lenti il viale ricoperto di ghiaia che conduceva al piccolo stagno incastonato nel boschetto che fiancheggiava il muro di cinta della villa. La notte era chiara, una sera di giugno, il cielo costellato da una pioggia di scintllii lattiginosi.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Titolo originale: </b>Mygale<b><br /></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Traduzione: </b>Giovanna De Angelis</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Casa editrice: </b>Einaudi - "Stile Libero Noir"</div>
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<br /></div>
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<b>A proposito del romanzo:</b> <i>"Thierry Jonquet, uno dei più importanti innovatori del noir francese, ci catapulta in un incubo senza fine, nell'orrore celato dietro la normalità dell'apparenza, dove la ferocia è marchiata a fuoco nella carne dei protagonisti, e insinua un atroce interrogativo: fin dove può arrivare una persona ferita? Una storia nerissima che affonda nell'ambiguità oscena dei corpi e delle loro identità. Il noir che ha ispirato il film di Pedro Almodòvar 'La pelle che abito' con Penelope Cruz e Antonio Banderas".</i></div>Emiliano E. Zammittihttp://www.blogger.com/profile/01438962824300246707noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9168929815507329867.post-3574727938049583992011-09-30T13:26:00.000-07:002012-08-02T11:44:28.079-07:00Il dottor Bilob - Giuseppe Bonaviri [Romanzo, 1994]<b>Incipit n°21:</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Il dottor Giovanni Bilob, un medico sui sessanta anni, di costituzione minuta, quel caldissimo pomeriggio d'agosto era venuto a Roma insieme alla moglie per ritirare l'abito da sposa della figlia Pina offertole, come usanza, dalla suocera.</div>
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<br /></div>
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<b>Casa editrice:</b> Sellerio editore Palermo - "La memoria"</div>
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<br /></div>
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<b>A proposito del romanzo: </b><i>"Il dottor Giovanni Bilob, medico, durante i preparativi per le nozze della figlia, sul treno che da Roma lo riporta a casa incontra un giovane fisico che lavora a un esperimento per trasformare in musica i suoni che nascono in ogni angolo dell'universo, e parla di strani «cavalli lunari». L'incontro, come l'irrompere del diavolo sulla scena del Maestro e Margherita, eccita la mente di Bilob e lascia che ai suoi occhi prendano rilievo le cifre di una armonia universale, di un'anima del mondo, altrimenti segrete nella vita ordinaria. E come nella mitologia, esse si raggrumano in simboli umani - il venditore di palloncini arabo, saggio e poeta; piccoli dei silvani, o bambini che giocano nel bosco di Paliano; i «cavalli lunari»; un fantasmagorico concerto rock; e soprattutto Angelica, una giovane donna, ostessa, imparentata con la luna. E coincidono, nella festa di nozze, a condurre Bilob, e gli amici convenuti, lungo una piega bizzarra della realtà. Sogno, o favola poetica e magica (ma Bonaviri asserisce il realismo del racconto: «Finita questa storia, verosimile per chi sa meditare, se lettore c'è, ne tragga umori, o suoni, che vuole»), Il dottor Bilob è forse soprattutto un moderno epitalamio, un canto di nozze in forma di racconto". </i></div>
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<br /></div>
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<br /></div>Emiliano E. Zammittihttp://www.blogger.com/profile/01438962824300246707noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9168929815507329867.post-19266922939447847082011-09-18T11:12:00.000-07:002011-09-18T11:22:50.496-07:00L'enorme tempo - Giuseppe Bonaviri [Romanzo, 1976]<b>Incipit n°20:</b><br />
<div style="text-align: justify;">
In quei tempi raggiungevo Mineo col treno attraverso l'erta di Fildidonna e di Militello, punteggiata di altissime acavi reclinate su siepi di cardi tra cui pascolava qualche mula storna. I viaggiatori erano pochi, intristiti dalla nuvolaglia che piovosa affondava nei seminati striminziti.</div>
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<br /></div>
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<b>Casa editrice:</b> Sellerio editore Palermo - "La memoria"</div>
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<b>A proposito del romanzo:</b> <i>"Fu Vittorini a seguire passo passo la nascita e la crescita di questo romanzo. E fu Romano Bilenchi a volere per primo che il romanzo venisse pubblicato. 'L'enorme tempo' apparve nel 1976. Ferdinando Virdia scrisse: «Il vero protagonista non è tanto il giovane medico narrante se stesso, ma il paese, con le sue case e con la sua luce, con le tracce delle innumerevoli generazioni che vi si sono succedute, con la gente viva e con i morti, con gli ammalati, con i vecchi, con i bambini, con gli animali che vivono insieme tra le medesime mura, con i ricordi delle generazioni che ognuno si porta dentro. Il giovane medico ritrova ogni giorno l'antica favola nella presente realtà...»".</i></div>
Emiliano E. Zammittihttp://www.blogger.com/profile/01438962824300246707noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9168929815507329867.post-52832917529380111732011-09-15T12:48:00.000-07:002011-09-15T16:00:10.511-07:00Il sarto della stradalunga - Giuseppe Bonaviri [Romanzo, 1954]<b>Incipit n°19: </b><br />
<div style="text-align: justify;">
Io don Pietro Scirè sarto della stradalunga, costretto dall'ozio di questi mesi di fitto inverno, mi propongo di scrivere qualche pagina della mia vita. Finite le feste di Natale in cui i contadini, con le berrette calate sino alle orecchie per il freddo, mi girano attorno o per i calzoni di tricot o per la giacca vechia da rivoltare e rimettere a nuovo, a Mineo, per noi sarti, non resta altro da fare che posare aghi, ovatta e forbici e starcene dietro i vetri della bottega a contare le pietre della strada o andare a sputare tra i tavoli del Caffè dei Benserviti.</div>
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</div>
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<br />
<b>Casa editrice: </b>Sellerio editore Palermo - "La memoria"</div>
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<br /></div>
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<b>A proposito del romanzo: <i>"</i></b><i>Italo Calvino fu tra i primi lettori del dattiloscritto di questo romanzo. Scrisse a caldo, nel 1952: «Io mi sono divertito molto a leggerlo. È tutto scritto bene, con una continua inventiva di linguaggio e di spirito. In certi momenti è proprio bello (il dialogo di due che guardano la luna). È disorganico, si potrebbe far finire in qualsiasi punto o continuarlo finché si vuole, è un puro arabesco che parte da un materiale neorealistico ma non lo compone in romanzo, lo arzigogola in un affresco statico e continuo, o in una specie di soliloquio». 'Il sarto della stradalunga' usci nei «Gettoni» Einaudi nel 1954. Ne scrisse il risvolto Vittorini". </i></div>
Emiliano E. Zammittihttp://www.blogger.com/profile/01438962824300246707noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9168929815507329867.post-40415114439591270932011-08-31T10:24:00.000-07:002012-08-02T11:22:00.196-07:00Tommaso e il fotografo cieco ovvero Il Patatràc - Gesualdo Bufalino [Romanzo, 1996]<b>Incipit n°18:</b><br />
<div style="text-align: justify;">
Da ragazzo mi piaceva il rumore della pioggia. Soprattutto al mattino, nel dormiveglia, quando confusamente, fra i vapori d'un sogno grigioferro, la sentivo insinuarmisi nelle orecchie con lo strepito d'una voliera; ovvero simulare uno scalpiccio di piedi, di molti piedi, come per una marcia longa o un si salvi chi può.</div>
<br />
<b>Casa editrice:</b> Bompiani - "Tascabili Bompiani"<br />
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<div style="text-align: justify;">
<b>A proposito del romanzo:</b> <i>"Fra un'anestesia e l'altra, fra un by-pass e l'altro, per allegria </i>[...]<i> un grottesco di chiacchiera e azione. Altrimenti: un non-romanzo travestito da iper-romanzo, e viceversa </i>[...]<i> un serpente che si morde la coda: quando tutto sembra finire, tutto sembra ricominciare. Per usare parole grosse, il paratesto entra nel testo e lo confuta. Col maleducato proposito di scoraggiare la credulità del lettore".</i> (G. B.)</div>
<br />Emiliano E. Zammittihttp://www.blogger.com/profile/01438962824300246707noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9168929815507329867.post-91413156610038213792011-07-31T12:06:00.000-07:002011-07-31T12:29:17.271-07:00Racconto d'autunno - Tommaso Landolfi [Romanzo, 1946]<b>Incipit n°17:</b><br />
<div style="text-align: justify;">
La guerra m'aveva sospinto, all'epoca di questa storia, lontano dai miei abituali luoghi di residenza. Due formidabili eserciti stranieri si scontravano allora sul nostro suolo, conducendo una campagna cruenta e che parve infinita alla maggior parte della popolazione, la quale ne fu, come si immagina, direttamente e barbaramente danneggiata.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<b>Casa editrice: </b>Adelphi Edizioni - "Biblioteca Adelphi"</div>
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<b>A proposito del romanzo: </b><i>"Si sa che l'ultima guerra, e in particolare la Resistenza, hanno per lo più dato origine in Italia a storie di «uomini e no», inclini a un'aspra sentenziosità. Nulla di meno congeniale a Landolfi, il quale scrisse febbrilmente la sua storia di guerra (questo Racconto d'autunno) nel 1946, ma giocando su tutt'altra tastiera. Qui un indefinito e sanguinoso conflitto fa da quinta a una vicenda di amore e morte che non sdegna nessuno degli attrezzi scenici del romanzo nero, dal ritratto ominoso agli animali demoniaci. E, al centro, troviamo una dark lady innocente e perversa, evocata per via necromantica, che ci appare una vera concrezione dell'eros landolfiano".</i></div>
Emiliano E. Zammittihttp://www.blogger.com/profile/01438962824300246707noreply@blogger.com0