Un incipit è di per sé la fine. (C. Bene)

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martedì 10 dicembre 2013

Dante Alighieri - Alberto Cesare Ambesi [Biografia, 1988]

Incipit n°40:
Dante significa «colui che dà», un nome curioso per il figlio del cambiavalute Alighiero di Bellincione, in odore di usura per certi piccoli prestiti, a breve termine, ch'era solito fare per arrotondare le entrate. Non per nulla gli era riuscito d'assicurare alla famiglia una casa a Firenze, due poderi a Fiesole e un altro po' di terra alla periferia della città. Ma, a sentir Boccaccio, che Dante non fosse della pasta del padre s'era intuito prima ancora ch'egli nascesse.

Casa editrice: Alberto Peruzzo Editore - "LE GRANDI BIOGRAFIE"

A proposito della biografia: "Perché si scrivono ancora oggi tani libri su Dante? per molti e diversi motivi. C'è, per esempio, chi si diverte a giostrare fra i tanti aneddoti che il poeta ispirò da vivo e da morto. Come quello dell'uovo, un po' risaputo. Si ricorda spesso, difatti, che un giorno Dante fu accostato da qualcuno che gli chiese: «Qual è il miglior boccone?» «L'uovo» rispose Dante, dopo di che tirò via. Passa un intero anno o giù di lì, e riecco il seccatore che si avvicina di nuovo al poeta e con aria furbetta gli domanda: «Con che cosa?» «Col sale» è la pronta risposta e non risulta che il dialogo abbia avuto ulteriori sviluppi. Gli specialisti, per contro, amano azzuffarsi a proposito degli intenti linguistici della Vita Nuova o della Commedia..."

venerdì 6 dicembre 2013

Il principe - Niccolò Machiavelli [Trattato, 1513]

Incipit n°39:
Tutti gli stati, tutti e' dominii che hanno avuto e hanno imperio sopra gli uomini, sono stati e sono o repubbliche o principati. E' principati sono: o ereditarii, de' quali el sangue del loro signore ne sia suto lungo tempo principe, o e' sono nuovi. E' nuovi, o sono nuovi tutti, come fu Milano a Francesco Sforza, o sono come membri aggiunti allo stato ereditario del principe che li acquista, come è el regno di Napoli al re di Spagna. Sono questi dominii così acquistati, o consueti a vivere sotto uno principe, o usi ad essere liberi; e acquistonsi o con le armi d'altri o con le proprie, o per fortuna o per virtù.

Titolo originale: De Principatibus
Casa editrice: Fabbri editore - "I grandi classici italiani"

A proposito del trattato: "Il titolo originale è, in latino, De Principatibus (secondo l'uso, tipico del Machiavelli, di intitolare latinamente i suoi libri) ma fu italianizzato già nelle prime edizioni del 1532. Per quanto riguarda la data di composizione, la tesi più accettabile è quella avanzata da F. Chabod e in genere dai più recenti studiosi italiani, secondo cui Il Principe sarebbe stato scritto di getto, nel giro di quattro o cinque mesi, nel secondo semestre del 1513 [...] Le concezioni politiche del Principe nascono da una posizione naturalistica tipicamente rinascimentale, cioè dall'idea che gli uomini sono un puro fenomeno di natura, (di qui i frequenti riferimenti al mondo animale) non soggetti a mutamenti sostanziali, nonostante il variare dei costumi e delle situazioni storiche. Se dunque gli uomini sono sempre gli stessi e se i fatti del mondo sono determinati dagli uomini, è evidente che si possono dedurre le leggi eterne che governano la storia ed elaborare una scienza politica universalmente valida".

venerdì 29 novembre 2013

La Mandragola - Niccolò Machiavelli [Commedia, 1518]

Incipit n°38:
CALLIMACO: Sirio, non ti partire, io ti voglio un poco.
SIRIO: Eccomi.
CALLIMACO: Io credo che tu ti meravigliassi assai della mia sùbita partita da Parigi; ed ora ti maraviglierai, sendo io stato qui già un mese senza fare alcuna cosa.
SIRIO: Voi dite el vero.
CALLIMACO: Se io non ti ho detto infino a qui quello che io ti dirò ora, non è stato per non mi fidare di te, ma per iudicare che le cose che l'uomo vuole non si sappino, sia bene non le dire, se non forzato. Pertanto, pensando io di potere avere bisogno della opera tua, ti voglio dire el tutto.

Casa editrice: Newton Compton - "Tascabili Economici Newton" - Prima edizione: luglio 1996

A proposito della commedia: "La Mandragola rimane la più bella commedia del Rinascimento italiano. Vi confluiscono elementi della tradizione comica letteraria classica e moderna, della commedia latina e soprattutto del grande teatro novellistico di Boccaccio. Può essere goduta come puro intreccio ludico, più o meno come una pochade: presiede l'azione un motivo erotico-cortese, d'ascendenza medievale, l'innamoramento da lontano per la suggestione di un primato di bellezza solo descritta. Ciò nonostante, la Mandragola non è una delle tante commedie amorose ispirate a trame decameroniane, è piuttosto la commedia della corruzione e insieme della rinascita di una volontà. Con i meccanismi di una farsa erotica, l'intreccio rivela infatti una logica politica che scambia i vizi della vita pubblica con quelli della vita privata".