Un incipit è di per sé la fine. (C. Bene)

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mercoledì 31 agosto 2011

Tommaso e il fotografo cieco ovvero Il Patatràc - Gesualdo Bufalino [Romanzo, 1996]

Incipit n°18:
Da ragazzo mi piaceva il rumore della pioggia. Soprattutto al mattino, nel dormiveglia, quando confusamente, fra i vapori d'un sogno grigioferro, la sentivo insinuarmisi nelle orecchie con lo strepito d'una voliera; ovvero simulare uno scalpiccio di piedi, di molti piedi, come per una marcia longa o un si salvi chi può.

Casa editrice: Bompiani - "Tascabili Bompiani"

A proposito del romanzo: "Fra un'anestesia e l'altra, fra un by-pass e l'altro, per allegria [...] un grottesco di chiacchiera e azione. Altrimenti: un non-romanzo travestito da iper-romanzo, e viceversa [...] un serpente che si morde la coda: quando tutto sembra finire, tutto sembra ricominciare. Per usare parole grosse, il paratesto entra nel testo e lo confuta. Col maleducato proposito di scoraggiare la credulità del lettore". (G. B.)