Un incipit è di per sé la fine. (C. Bene)

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mercoledì 29 agosto 2012

Stanley Kubrick. L'arancia meccanica - Giorgio Cremonini [Saggio, 1996]

Incipit n°37:
In una recente monografia a più mani dedicata a Stanley Kubrick, non solo L'arancia meccanica (A Clockwork Orange, 1971) è uno dei pochi film non analizzati singolarmente, ma in tutto il volume gli sono riservate solo alcune e sparse osservazioni sulla musica o sull'architettura; lo stesso accade nel libro di Sandro Bernardi, nonché nei testi più recenti dedicati al rapporto cinema/pittura, benché si tratti di un film che ha dato un notevole e anticipatore contributo al riguardo.

Casa editrice: Lindau - "Universale Film"

A proposito... "Più di un critico ha trovato nell'Arancia meccanica qualcosa di voltairiano - ovviamente il riferimento va a Candido - oltre che di swiftiano (se non altro perché il cervello viene ribattezzato «gulliver»). Barry Lyndon - ha una vocazione illuminista quasi settecentesca, che pone ogni film su un doppio binario, sospeso fra attualità e astrazione, L'Arancia meccanica, per esempio, è senza dubbio fortemente debitore ai fermenti culturali e storici del suo tempo, ma al tempo stesso, lontano da ogni lettura strettamente sociologica, propone una visione della vita che tende a superarli e recuperarli nel discorso assai più ampio sulla natura umana e sul potere".

lunedì 27 agosto 2012

Stanley Kubrick - Marcello Walter Bruno [Monografia, 1999]

Incipit n°36:
Stanley Kubrick non esiste. Esistono solo i film di Kubrick. Se già un quadro o un libro (pur essendo generalmente firmati da un unico nome) non possono essere ingenuamente ricondotti alle pretese intenzioni di un autore reale, ma vanno interpretati considerando l'autore implicito come un effetto testuale, tantomeno una enunciazione impersonale qual è un film può pretendere di comunicare pensieri riferibili a un soggetto individuabile...

Casa editrice: Gremese Editore - "I Grandi Registi del Cinema"

A proposito del libro: "Una guida all'arte cinematografica dell'autore di Shining e Arancia meccanica, giudicato da pubblico e critica uno dei più grandi registi del secondo Novecento. Titoli come Lolita, Il dottor Stranamore, 2001: Odissea nello spazio e Arancia meccanica sono definitivamente entrati nel linguaggio comune. Personaggi e immagini di flm come Spartacus, Shining e Full Metal Jacket hanno segnato l'immaginario dei cinefili, finendo con l'essere continuo oggetto di citazioni (anche nella pubblicità, nei videoclip e nei cartoni animati come «I Simpson»). Stanley Kubrick in mezzo secolo di attività ha realizzato solo 13 lungometraggi, ma raggiungendo un tale livello di perfezione tecnica - e profondità di contenuti - da meritarsi la fama di provocatore intellettuale e di autentico genio del cinema (paradossalmente, come Welles o Hitchcock, mai premiato con un Oscar alla regia)".

mercoledì 8 agosto 2012

Stanley Kubrick. Barry Lyndon - Philippe Pilard [Saggio, 1990]

Incipit n°35:
Stanley Kubrick è nato a New York, nel Bronx, il 26 luglio 1928, da una famiglia di origine austriaca. Il padre, medico, gli regala a tredici anni la prima macchina fotografica. Stanley è un ragazzo che oltre alla fotografia ama il jazz e gli scacchi. Cambia varie scuole, prima di riuscire a ottenere una certa notorietà come fotografo e farsi assumere dalla rivista «Look».

Titolo originale: Barry Lyndon, étude critique de Ph. Pilard
Traduzione: Daniela Giuffrida
Casa editrice: Lindau - "Universale Film"

A proposito... "Stanley Kubrick realizza, con Barry Lyndon, uno tra i più affascinanti viaggi all'interno della civiltà britannica. Da cineasta abituato a sorprendere e innovare, adatta il romanzo di Thackeray per riflettere, attraverso le peripezie del protagonista, sulle sorti della civiltà e dell'uomo, sul concetto di Storia al cinema e sulle diverse forme di violenza che segnano il nostro vivere quotidiano. Ambizione notevole e non priva di rischi, come dimostrano le esitazioni, l'incomprensione di una certa critica, l'insuccesso commerciale del film. A distanza di tempo, tuttavia, Barry Lyndon s'impone come un «classico» del cinema moderno, perfettamente aderente alla definizione di Paul Valéry, secondo il quale «un'opera d'arte dovrebbe sempre essere capace d'insegnarci che non avevamo visto ciò che stiamo vedendo»".

sabato 4 agosto 2012

Stanley Kubrick - Bill Krohn [Monografia, 2007]

Incipit n°34:
Stanley Kubrick nasce il 26 luglio 1928, tra le due guerre. Figlio di immigrati austriaci di seconda generazione (provenienti dalla regione storica della Galizia), cresce in un quartiere del Bronx che attirava come un magnete gli ebrei della classe media di New York. La sua famiglia è di origine ebraica, ma non è particolarmente religiosa. Il padre Jack gli insegna a giocare a scacchi quando ha dodici anni e per il tredicesimo compleanno gli regala la prima macchina fotografica.

Traduzione: Antonella Santambrogio
Casa editrice: Cahiers du cinéma Sarl - "Maestri del cinema" - Edizione italiana aggiornata 2010

A proposito... "La collana 'Maestri del cinema' ci introduce con stile appassionante e immediato alla vita e all'opera dei maggiori registi cinematografici del mondo. Ogni titolo offre una chiave di lettura per comprendere il percorso artistico dei protagonisti, dagli esordi ai film più recenti, unitamente alla filmografia completa. ai fotogrammi dei film, alle fotografie dei set e alle locandine. Firmata da esperti del settore, 'Maestri del cinema' è una risorsa indispensabile per gli studenti di cinema, per i cultori appassionati così come per i neofiti che si accingono a scoprire l'opera dei grandi autori della settima arte".

giovedì 2 agosto 2012

Con Kubrick. Storia di un'amicizia e di un capolavoro - Michael Herr [Saggio biografico, 1999]

Incipit n°33:
Stanley Kubrick era mio amico, nella misura in cui le persone come Stanley hanno amici, e ammesso che ci sia anche una sola persona come Stanley adesso. Noto per essere un solitario, e sono certo che avrete sentito questa diceria, come solitario in realtà era un totale fallimento, a meno che non siate di quelli che credono che un solitario è semplicemente qualcuno che lascia di rado casa sua. Stanley vedeva un sacco di gente. A volte usciva anche per incontrare qualcuno, ma non molto spesso, anzi raramente, quasi mai. Eppure era uno degli uomini più socievoli che io abbia mai conosciuto, e non cambiava molto se gran parte della sua convivialità passava attraverso la cornetta del telefono.

Titolo originale: Kubrick
Traduzione: Nefeli Misuraca
Casa editrice: Edizioni minimum fax

A proposito del libro: "Nel gennaio del 1999, mentre stava terminando il montaggio di Eyes Wide Shut, Stanley Kubrick telefonò a Michael Herr, con cui aveva sceneggiato Full Metal Jacket, e disse che sarebbe stato felice di fare una lunga intervista con lui in occasione dell'uscita del film. Si erano conosciuti nel 1980 e per anni avevano scritto insieme quello che è ritenuto da molti il più grande film di guerra di tutti i tempi, ma la loro amicizia era durata ben oltre Full Metal Jacket, e quando l'improvvisa morte di Kubrick impedì l'intervista che aveva chiesto, Michael Herr scrisse al suo posto questo libro furioso e malinconico, la storia di quell'amicizia e di quel capolavoro [...] Con Kubrick è uno sguardo privileggiato è definitivo sul regista che ha cambiato per sempre il cinema contemporaneo, e sull'uomo, complicato e spesso frainteso, che si teneva nascosto dietro l'immagine dell'artista. Ecco che cos'è, dunque, questo testo veemente che Michael Herr stese nell'estate del 1999 come eseguendo le ultime volontà di Stanley Kubrick: è una furente elegia, una lenta e accorata meditazione su un amico appena morto e su un regista immortale, un'impossibile intervista postuma, un dialogo per voce sola e, soprattutto, una commemorazione rara e impeccabile, aperta da una dichiarazione di amicizia per l'uomo e conclusa da un inchino alla perfezione dell'artista". (dalla prefazione di Simone Barillari)